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Lo avevano dato per spacciato. Perché quando ti recidi giugulare e carotide e l’emorragia parte inesorabile, di speranze di sopravvivere ne restano davvero poche. Eppure lui, Keagan Girdlestone, il 19enne ciclista professionista andato a sbattere contro il vetro dell’auto ammiraglia il 5 giugno durante la Coppa della Pace a Sant’Ermete, è salvo. La sua storia, raccontata da Il Corriere di Romagna, fa accapponare la pelle. A partire dalla decisione di Emiliano Gamberini, il medico arrivato sul posto a soccorrerlo, di non ricorrere né all’elisoccorso né al trasporto aereo d’urgenza verso l’ospedale di Cesena, per non perdere troppo tempo. Scegliendo, invece, il trasferimento ambulanza fino all’ospedale Infermi di Rimini.

Lì dove il reparto di Rianimazione diretto da Giuseppe Nardi, che si aspettava un decesso rapido, ha allestito comunque a tempo di record la sala operatoria, mentre dava l’ordine di raccogliere sacche di sangue del gruppo zero negativo, compatibile con tutti i tipi.

Quando il ciclista è arrivato in ospedale era in coma profondo e con quaranta di pressione. Ma dopo sei ore dalla prima chiamata al 118, il, il paziente è stato dichiarato salvo. E dopo 22 giorni trascorsi in Terapia intensiva a Rimini, è stato trasportato nel dipartimento di Neuroscienza dell’ospedale San Giorgio, a Ferrara, un centro di riabilitazione dove sta recuperando l’attività nervosa e muscolare.

Ed è partita anche un’operazione di crowd funding per consentire ai genitori, neozelandesi, di rimanere in Italia ad assistere il figlio.

I medici rifiutano la parola “miracolo”: “Abbiamo fatto il nostro dovere”.