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Ha lottato contro la morte per undici giorni, poi si è arresa. Fatale una meningite da streptococco. Ma, forse, anche la tardiva diagnosi da parte del personale medico. Così, per la morte della piccola Miriam Bilj, appena 52 giorni, avvenuta il 27 febbraio 2015 ha rinviato a giudizio una pediatra dell’ospedale Maggiore di Bologna.

Si tratta della struttura dove la neonata era stata portata in un primo momento e dove era stata dimessa con la diagnosi di una semplice influenza: la bambina aveva convulsioni e febbre alta ed era stata curata semplicemente con la Tachipirina.

Che si trattava, invece, di meningite se ne erano accorti i sanitari del Sant’Orsola dopo che il pediatra di famiglia aveva consigliato ai genitori un ulteriore ricovero. Se i medici, e in particolare la pediatra rinviata a giudizio, avessero adottato tutte le cautele necessarie, ha spiegato il Gip del tribunale di Bologna, Miriam si sarebbe potuta salvare. Il magistrato ha disposto l’imputazione coatta di uno dei due medici originariamente imputati di omicidio colposo mentre il pm, sulla base di una prima perizia li aveva scagionati entrambi.