Chiudere il Cocoricò per quattro mesi servirà? Non secondo Deborah Dirani, giornalista forlivese, che sul suo blog sull’Huffington Post ha commentato la notizia del provvedimento adottato dal questore di Rimini in seguito alla morte del 16enne Lamberto Lucaccioni dicendo che è “come cercare di vincere una guerra armati di piumini da cipria”.
Per la blogger, infatti, non è colpa di chi gestisce un locale se, al suo interno, si spaccia: “La realtà è che per i prossimi sedici week end non si venderà una sola pasta di meno a Riccione e in tutto il resto d’Italia, che il provvedimento applicato con urgenza dal Viminale non salverà neanche una vita. Perché la vita quando ti cali una pasta o ti piombi di Ketamina te la giochi sempre ed è solo questione di fortuna, o di consapevolezza, se all’alba del giorno dopo sei ancora qua a veder sorgere il sole”.
La vera ricerca della soluzione, stando all’articolo, sta nella prevenzione: “Sarebbe bene che oltre che dire ai giovani di non drogarsi si spiegasse loro che se vogliono aumentare le possibilità di sopravvivere all’ecstasy devono bere litri d’acqua per abbassare la temperatura corporea ed evitare lo shock (che tanti ne ammazza). Sarebbe bene che a questi stessi giovani si spiegasse cosa succederà se frulleranno MDMA e cannabis e alcol”.
Realismo, non moralismi: “La verità è che morire per una pasta calata è molto improbabile, soprattutto se sai come ti devi comportare una volta che l’hai presa. La verità è che ognuno nella vita cerca il suo paradiso: c’è chi lo trova al Cocoricò o a un rave o a un after, c’è chi lo trova nel volontariato e nella parrocchia, c’è chi lo trova nelle slot o nello shopping compulsivo. In ogni caso al paradiso aspiriamo tutti, proteggere quelli che lo cercano nella chimica dovrebbe essere una spunta all’ordine del giorno di qualunque governo da cui il ‘benpensantesimo’ è stato finalmente estromesso a favore del realismo”.
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