agopuntura gravidanzaNiente da fare, il bambino non vuole nascere. O, come si dice in gergo, “sta bene lì dov’è”. Ma il termine è vicino, le 40 settimane sono superate e non resta che indurre il travaglio, iniziando con il gel a base di prostaglandine. Sara Valisella, giovane medico di Russi specializzanda in ginecologia, ha studiato per quattro anni alla scuola di agopuntura. E all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove lavora, ha lanciato uno studio: alle donne in gravidanza che sono arrivate alla 41esima settimana più tre giorni viene proposto, di fatto, di tentare la strada degli aghi.

“Ne applichiamo nove per una seduta che dura in totale venti minuti – spiega – e dopo la quale la donna può tranquillamente tornare a casa”. Tutto diverso dall’induzione farmacologica, che impone il ricovero, con un impatto psicologico molto più forte sulla quasi-mamma, che di lì a poco sa che andrà incontro a contrazioni spesso molto veloci e dolorose. In un ambiente, per lo più, poco familiare.

La sperimentazione è partita tra marzo e aprile: finora 35 donne hanno deciso di provarci e i riscontri sono molto buoni. “Non ho ancora elaborato i dati – precisa la dottoressa – perché prima di sbilanciarci in conclusioni affrettate vogliamo raggiungere quota 150 mamme. Ma l’impressione è che stia funzionando e che le donne che la provano siano soddisfatte”. In parallelo allo studio, un gruppo sta lavorando sull’induzione “classica”, in modo da mettere a confronto le due tecniche.

Gli aghi vengono applicati un po’ ovunque: due sulle mani, uno sulla pancia e sei tra le caviglie e i piedi. Da quanto si è visto finora, se l’agopuntura funziona il travaglio parte tra le 36 e le 48 ore, non oltre. Non tutte, ovviamente, accettano la proposta del gruppo coordinato dalla ginecologa Sara Zagonari: “C’è chi storce il naso. Purtroppo l’agopuntura è stata spesso descritta come qualcosa di magico o sciamanico e c’è l’idea che non abbia un razionale scientifico”.

Lo studio del Sant’Orsola, per quanto innovativo, segue la scia di un utilizzo che in gravidanza già si fa dell’agopuntura: “Basta pensare al rivolgimento del bambino podalico ma anche all’iperemesi gravidica e alle cefalee e lombalgie che si acuiscono durante la gestazione”. Insomma, è tutto ancora da dimostrare ma i punti a favore non mancano.

Tra le esperienze positive, per esempio, c’è quella di Barbara Naldi, che è diventata mamma di Leonardo lo scorso 4 luglio: “Mi avevano già programmato il ricovero per l’induzione per la mattina del 7 luglio. Poi, all’ultimo, mi è stato chiesto se volessi provare con l’agopuntura. Siccome non avevo nessun segnale che mio figlio volesse nascere, ho pensato di tentarle tutte. Un’amica che ha partorito a Cesena mi aveva raccontato che a lei, l’agopuntura, la fecero in fase di travaglio per aiutare la dilatazione. Ho accettato subito”. La seduta, a Barbara, è stata fatta alle 17 del 2 luglio: “Quando mi sono svegliata la mattina dopo, avevo già alcuni dolori, tipo crampi. Da lì, è stato un crescendo. Posso dire che su di me l’effetto è stato molto rapido”. Peccato che il travaglio, dalla fase acuta in poi, non sia stato dei migliori. E due giorni dopo, a Barbara, sia toccato un cesareo. Ma questa è un’altra storia.