Due anni fa Ester morì di meningite. La battaglia dei genitori: “Per evitare che accada ancora”

sala operatoria corsia ospedale“Per Diana, che ha quasi sei anni. Per Emilio, che nascerà in aprile. Per i miei nipoti. E per tutti gli altri bambini”. Stefano Villa non vuole sentire parlare di “risarcimento”: perché alla morte di sua figlia Ester, scomparsa due anni fa per una meningite all’età di dieci mesi, non ci sarà mai rimedio. Ecco perché con la compagna Maria ha scelto la via del penale, lasciando stare la causa civile. All’ospedale di Ravenna, dove il 16 febbraio 2013 Ester venne visitata in fretta nonostante la febbre 40 per poi essere rimandata a casa con una diagnosi di sindrome influenzale con alvo diarroico, secondo i genitori non vennero seguite le linee guide che imporrebbero invece – davanti a casi come quelli di Ester – esami di laboratori e un’osservazione di almeno 24 ore.

Il giorno precedente la visita – prima in Pronto Soccorso e poi in Pediatria – la bambina era caduta all’improvviso, sbattendo la testa: “Stava giocando quando cadde – racconta il papà – . Ricordo che rimase immobile, senza reazione. Piangeva e basta”. Ma la mattina successiva, dopo una visita che non durerà più di cinque minuti, a Stefano e Maria viene detto che l’influenza passerà nel giro di tre giorni con gli antipiretici. Ma Ester, nel week end, non migliora. Quando la famiglia chiama lo studio pediatrico di base è lunedì mattina: al telefono un dottoressa di turno tranquillizza i genitori e fissa l’appuntamento per il giorno dopo. E sono le 12 del martedì quando Ester, nonostante la febbre si sia abbassata a 37,6, inizia a urlare con la testa che rimbalza di qua e di là. Il papà, che da piccolo è stato colpito da una forma di meningite, capisce come stanno le cose. La corsa all’ospedale di Ravenna conferma i sospetti: dopo il prelievo lombare, la diagnosi è di meningite. La sera Ester viene trasferita al “Bufalini” di Cesena dove, nonostante la terapia intensiva, morirà tra le braccia dei suoi genitori la sera tardi.

Il procedimento penale per omicidio colposo (tre i medici sotto inchiesta) è tutt’ora in corso grazie all’opposizione che la famiglia è riuscita a presentare in tempo, ai primi di gennaio del 2014, dopo che il caso stava per essere archiviato: “Morte inevitabile”, era stato detto dopo la perizia del medico legale nominato dalla Procura. Come se, durante il primo accesso di Ester al pronto soccorso e poi in reparto, fosse stato impossibile per i sanitari accorgersi della gravità del suo quadro clinico. Cosa inaccettabile per Stefano e la compagna, convinti che invece si potesse fare molto di più per capire e, forse, evitare il peggio: “Nostra figlia ha combattuto per quattro giorni contro un batterio terribile, senza che nessuno l’abbia aiutata. Di questo non ci daremo mai pace. Che non si sia fatto quello che è previsto vada fatto per arrivare alla diagnosi corretta è qualcosa di inaccettabile. La nostra battaglia non ci ridarà Ester ma forse aiuterà a salvare altri bambini come lei”. Intanto Stefano e Maria sperano nel rinvio a giudizio dei tre medici (la pediatra di base e i due dottori dell’ospedale di Ravenna): “Il Gip ha disposto una nuova consulenza per capire se è rilevabile tutto il quadro patologico di Ester. Significa capire tutto il percorso della malattia. Il tempo, quando si tratta di una infezione batterica di questo tipo, è fondamentale. Vogliamo sapere se, nel caso fossero stati eseguiti esami approfonditi, si sarebbe inquadrato meglio il problema”.

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Papà Stefano: “Se l’avessi avuto per le mani quando Ester stava male, avrei compreso tutto”

Da due anni a questa parte Stefano si è messo a leggere, leggere, leggere. E tra le varie informazioni raccolte, c’è uno specchietto che a suon di immagini evidenzia quali sono i sintomi ai quali prestare attenzione: “Se l’avessi avuto per le mani quando Ester stava male, avrei compreso tutto. Ma io non sono un dottore, mica potevo saperlo. Diversi medici ci hanno detto che, con un breve periodo di osservazione, anche un semplice infermiere sarebbe stato in grado di comprendere la gravità della situazione”. Ester, oltretutto, era vaccinata. Le mancava solo la terza dose, programmata intorno all’anno di età: “Anche qui, la confusione che è stata fatta è parecchia. Il sierotipo che ha colpito mia figlia, infatti, non è coperto dal vaccino. L’avrebbe potuta salvare solo un corretto comportamento da parte dei medici”. Contro i quali Stefano non ce l’ha certo a prescindere: “Quando siamo tornati in ospedale il martedì, abbiamo trovato una grande professionalità. La negligenza c’è stata al primo accesso. Bambini così piccoli, quando stanno male, non possono essere visitati con tanta sufficienza. Se fosse stato fatto tutto quello che andava fatto, io e Maria non avremmo mai sporto denuncia. Ma chi può dire a cuor leggero che la morte di Ester, dopo più di 72 ore senza cure, era inevitabile?”.

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