Mille asili in mille giorni. L’annuncio è arrivato ieri nel corso della conferenza stampa di presentazione dei prossimi tre anni di governo, dove sono state date anticipazioni anche sulla riforma della scuola in discussione. Sugli asili nido il premieri Matteo Renzi e il ministro Graziano Del Rio hanno anticipato di voler portare la copertura degli asili nido in Italia dal 18 al 33%, “mille asili in mille giorni”.
Ma per le famiglie cambierebbe poco se il problema è anche un altro, come ha spiegato Aldo Fortunati, direttore dell’area educativa dell’Istituto degli innocenti a Redattore Sociale: “Benissimo mille nidi in mille giorni, ma il punto di traguardo non può essere questo. Serve un percorso di medio-lungo periodo in cui sviluppare e consolidare il sistema dei servizi per l’infanzia in maniera più strutturale. Aumentando da un lato i posti a disposizione, ma anche la copertura dei costi a carico dello stato, perché oggi sempre più famiglie sono costrette a rinunciare al nido, non riuscendo a sostenere il peso economico delle rette”. Dato emerso proprio da uno studio dell’Istituto.
“Le ultime linee di tendenza ci dicono che diminuisce la domanda di nido, non perché le famiglie non ne abbiano più bisogno, ma perché la crisi ha espulso dal mercato del lavoro molte persone, in maggioranza donne. E in una situazione in cui la famiglia diventa monoreddito uno dei punti sui quali si risparmia, per necessità e non per scelta, è la retta per la frequenza del nido. Su 250mila posti a disposizione, infatti, circa diecimila sono quelli scoperti. – spiega Fortunati – Oltre a questo sono in crescita fenomeni che devono essere letti in maniera preoccupante: accanto a una domanda che tende a diminuire, infatti, riscontriamo un aumento di famiglie che dopo aver fatto domanda di accesso al nido e aver ottenuto una risposta positiva, una volta informati sul costo della retta decidono di rinunciare. C’è poi chi inizia a frequentare il nido e poi ritira il bambino, e un terzo fenomeno in crescita riguarda le famiglie morose, che mandano i figli a scuola ma non pagano la retta. Questi fenomeni nel complesso ci dicono che dobbiamo senz’altro aumentare il numero dei nidi ma anche e soprattutto renderli accessibili, intervenendo a copertura dei costi perché le rette siano più basse. Altrimenti il nido rischia di diventare un servizio esclusivo solo per le famiglie che se lo possono permettere”.
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