Alla fine le associazioni e gli organizzatori se la sono presa a cuore, e il problema della mancanza di spazio al convegno “Dolce come…il diabete” tenutosi il 22 marzo a Cesena – che aveva inizialmente agitato i genitori dei bambini diabetici – è stato risolto. Lo chiarisce Daniele Bonazza, consigliere dell’Associazione Diabetici Ravennate, che insieme a Paolo Petri dell’Associazione Diabetici Cesenate ha contattato gli organizzatori, che si sono subito attivati riuscendo a mettere a sedere tutti quelli interessati a seguire la giornata di approfondimento.
Sono molto delicati, in effetti, gli equilibri che ruotano intorno ad una patologia con un impatto così devastante sulla psicologia delle famiglie. Anche Bonazza lo sa: “Da padre di un bimbo diabetico conosco bene il trauma che si vive, l’impegno e le difficoltà. Mio figlio oggi ha 28 anni, quando all’età di sei ricevemmo la diagnosi ci cadde il mondo addosso. Allora non c’era il calcolo dei carboidrati, non esistevano le insuline che abbiamo oggi: la quotidianità era davvero pesante”.
Una delle tante esperienze, questa, che ha sempre fatto credere all’associazione ravennate come oltre agli aiuti degli specialisti (i medici, gli psicologi), sia importante promuovere momenti di condivisione tra le famiglie che hanno un caso di diabete: “Non per ghettizzare i bambini – fa sapere l’associazione – ma perché quando si vive sulla propria pelle lo stesso problema, farsi forza a vicenda è importante”.
L’Associazione di Ravenna è riuscita ad attivare un gruppo di mamme che funzionano in modo informale come un gruppo di auto-mutuo-aiuto, che vanno a casa di quelle a cui è appena stato comunicato l’esordio della malattia nel figlio, che organizzano feste e merende dove cucinano torte e primi piatti che ai loro bambini è concesso mangiare.
L’Associazione cerca in tutti i modi di stare vicina ai genitori colpiti dal diabete: “Li aiutiamo per esempio a fare le pratiche per la legge 104, offriamo loro la presenza di una psicologa e all’interno del Cmp paghiamo una persona affinché gestisca uno sportello che aiuti ad affrontare le difficoltà di tutti i giorni, come per esempio il diario glicemico”.
Il diabete, secondo l’associazione, non si affronta solo a livello sanitario: “Servono, intorno, persone intelligenti e sensibili. Diceva una volta uno sportivo che i familiari dei bambini con il diabete diventano diabetici del terzo tipo, nel senso che vivono la malattia in prima persona sulla propria pelle, pur non essendone affetti. Noi cerchiamo di dare tutto l’aiuto possibile per aumentare la qualità di vita di queste persone”.
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