Utero in affitto: sentenza storica. Coppia di Milano convince i giudici

Utero in affitto, madre surrogata o gestazione per altri che dir si voglia: tutto questo non è più illegale in Italia. Una sentenza storica quella che vede protagonisti A.C, e S.B., una coppia che ha dato il cognome ad un figlio che è e sarà loro, ma che è stato portato in grembo da un’altra mamma, una ragazza ucraina pagata per farlo in piena libertà. La coppia aveva scelto l’utero in affitto e l’Ucraina per l’impossibilità di avere naturalmente un bambino. La donna soffre infatti di una malattia che le impedisce di portare avanti le gravidanze: nemmeno la procreazione medicalmente assistita aveva risolto il problema.

Tutto il percorso della gravidanza, hanno appurato in sede legale, è stato seguito per filo e per segno dalla coppia: dalle ecografie fino al parto. Non solo: la madre non biologica è stata ricoverata insieme a quella surrogata, Natasha, seguendo così il neonato, G., fin dai primi momenti dopo la nascita. Nell’atto di nascita, visto che la legge ucraina consente la gestazione per altri, il padre e la madre milanese sono stati indicati come genitori del bambino.

Sono stati i documenti ufficiali per l’Ucraina ad insospettire il funzionario dell’ambasciata italiana da cui i due neo-genitori dovevano per forza passare, dichiarando (in modo falso) di aver appena partorito il bambino. Una versione dei fatti poco convincente, quella secondo cui una madre italiana avrebbe preso un volo al nono mese di gravidanza per andare a partorire a Kiev. Dopo la segnalazione del caso alla Procura, la coppia, accusata di “alterazione di stato”, ha rischiato dai 5 ai 15 anni di carcere.

Ma per i giudici di primo grado tutto era legale nel paese in cui è successo, l’Ucraina, e l’Italia non può opporsi.

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