Né a favore, né contro. Gianpaolo Giacomini, medico chirurgo, omeopata e agopuntore, non spingerà i genitori a schierarsi sul fronte pro-vaccinazioni o anti-vaccinazioni sabato 15 marzo a Rimini. Al convegno “Le vaccinazioni pediatriche” che il Comilva ha in programma alle 15,30 al centro Congressi S.G.R (via Chiabrera 34/B) porterà invece una posizione intermedia, che parte da un assunto: “Ogni bambino è una realtà a se stante, un mini-universo da valutare”. Cosa che, secondo il medico, spesso la sanità ufficiale non fa, proponendo a tutti, indistintamente, l’applicazione di un protocollo dato per buono, che non considera le caratteristiche del soggetto.
Dottore, come si analizzano le peculiarità di un bambino, prima di decidere se sottoporlo o meno alle vaccinazioni?  
“Esiste un semplice prelievo di sangue, non a buon mercato ma comunque eseguibile in diversi ambulatori privati, che ci indica se il bambino, a distanza di anni, svilupperà patologie auto-immuni. Si tratta delle HLA linfocitarie: un esame che si può fare quando il bimbo è appena nato”.
Sufficiente?
“No. Il problema è che è difficile predire le reazioni avverse immediate, ci si affida troppo al caso. Io, da omeopata, valuto il bambino nella sua interezza, così come la sua storia familiare. Anche il tipo di gravidanza della madre, così come il parto, possono darci informazioni utili. Un esempio? Un parto difficoltoso, un bimbo nato con ipossia possono avere portato ad alterazioni che vanno considerate prima di vaccinare. Lo Stato, invece, non si prende la briga di effettuare un’anamnesi, agendo con una superficialità che nel 2014 trovo assurda. E che scagiona ogni medico da eventuali responsabilità”.
Lei che cosa consiglia ai genitori?
“Io non consiglio, io do informazioni. Se un genitore non deve dormire la notte per la paura che il figlio contragga una malattia infettiva, a quel punto meglio che scelga di vaccinare. Io dico solo che certi vaccini non hanno senso, in certi contesti”.
Per esempio?
“L’anti-tetanica: se una famiglia è abituata all’igiene, non serve a nulla farla. Nel caso il bambino si ferisca a contatto con la terra, l’acqua ossigenata scongiura ogni rischio. Idem per il vaccino anti-polio: la malattia in Europa è sconfitta e in ogni caso il vaccino ha reso immune la popolazione solo da un certo tipo di polio-virus. Ne esistono altre forme, per cui un soggetto potrebbe essere attaccato da un parente di quello contro il quale si è vaccinati. Succede, per esempio, con il Coxsackie, lo stesso che dà la malattia mani-piedi-bocca, puntualmente soppressa con i farmaci. Alla lunga, però, può portare a vizi valvolari e cardiaci: un problema serio. Quando leggiamo nei giornali di ragazzini morti misteriosamente sui campi di calcio, chiediamoci il perché”.
Lei, da medico, è preoccupato?
“Registro sempre più bimbi asmatici, allergici, celiaci, diabetici, con problemi del comportamento. Dislessia e disgrafia sono in costante aumento. Ma in Italia, invece di cercare di capirne le cause, si effettuano solo dei gran test per confermare le diagnosi. Non ci si chiede mai se il sistema immunitario di un bimbo piccolo, nella sua immaturità, è pronto a sopportare certi carichi vaccinali”.
Alcuni indicano la suddivisione delle dosi come una possibile soluzione: bando alle vaccinazioni trivalenti e esavalenti, insomma, a favore di vaccini singoli. Lei cosa ne pensa?
“Penso che siamo fuori strada. Suddividerle significa fare assumere più volte al bambino gli audiuvanti del vaccino. Quindi questa opzione aumenta i pericoli. D’altro canto è vero che nessun essere umano si ammala di tre o quattro malattie contemporaneamente, quindi è altrettanto assurdo concentrare le dosi. Guardiamo il paradosso: continuiamo a vaccinare ma siamo pieni di ospedali”.
La separazioni delle vaccinazioni in obbligatorie e facoltative, invece, rispecchia i reali pericoli? Ovvero, quelle obbligatorie sono effettivamente le più utili?
“No, pensiamo al morbillo: il rischio di encefalopatia è irrisorio, la malattia invece è gestibilissima. O alla difterite, anch’essa ben guaribile. O ancora alla pertosse, che molti adulti della mia età hanno avuto. Quanto alla meningite, non viene mai detto che lo contraggono sempre bambini che hanno sofferto di patologie infettive soppresse con antibiotici. Così facendo, si crea come una cicatrice e si assiste ad una perdita dell’autostima immunitaria. Gli organi si intossicano e sono più predisposti all’insorgere di altre malattie, anche gravi”.
I genitori, però, hanno una grossa responsabilità nel decidere il da farsi…
“Infatti è mia abitudine valutare la famiglia. In caso di scarsa competenza genitoriale e negligenza, è quasi quasi meglio vaccinare. Se invece i genitori sono attenti alla salute, non ricorrono all’antibiotico per ogni febbre, curano l’alimentazione dei bambini, fanno fare loro attività fisica, ecco che la valenza dei vaccini scema. Il punto sta nel quanto una famiglia ha a cuore la salute dei propri bambini”.
Oggi il livello di attenzione è molto alto sulla questione del legame vaccini-autismo: lei come la vede?
“Io sono dell’idea che i vaccini non portino da soli all’autismo. Credo ci siano delle predisposizioni. Dietro un bambino con autismo c’è sempre una storia particolare, ad esempio un parto difficile. Il vaccino non fa altro che esacerbare condizioni già presenti, che è compito di noi medici tenere sott’occhio”.

All’incontro parteciperà anche Davide Angelucci, medico pediatra e omeopata.
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