“No al razzismo”: con questa scritta impressa sulla maglietta, alla fine sono scesi in campo ieri mattina al Buscarini di Forlì, contro il Castelnuovo, i giocatori del Casablanca, la squadra di calcio a 11 interamente marocchina che milita nel campionato Uisp e che, amareggiata dagli insulti a sfondo razziale che in più occasioni sono arrivati dagli avversari, aveva deciso di sospendere le partite. L’incontro con il sindaco Roberto Balzani, alla fine della scorsa settimana, ha fatto cambiare idea ai ragazzi allenati da Abderahim All Rauf, 42enne di Casablanca, che non è solo il nome della sua città d’origine ma anche quello della sua squadra.

Ed è proprio a lui, papà di due bambini, che abbiamo chiesto come ci si sente ad essere integrati in un Paese, l’Italia, che ti discrimina perché sei nato altrove: “Spiacevole, triste. Io sono arrivato a Bari nel 1996 e dopo tre anni mi sono trasferito a Forlì. Questa è la mia città, qui ho sempre lavorato in regola, anche se al momento sono purtroppo disoccupato. I miei compagni sono tutti bravi ragazzi, problemi con la giustizia non ne hanno mai avuti. Noi non ce l’abbiamo con Forlì, nemmeno contro le tifoserie. Siamo solo stati disturbati da certe frasi dette da calciatori come noi”.
“Andate a casa”, “venite qua a rubare”, “siete arrivati con i barconi” sono solo alcuni degli insulti di cui Abedrahim e i suoi sono stati vittima: “Noi giochiamo per divertirci, per sfogarci dopo una settimana di lavoro, come tutti. Non è accettabile sentire queste cose. Ai nostri figli che ci chiedono spiegazioni, non sappiamo dare risposte. Siamo rimasti zitti per i primi tempi, quando la nostra era una squadra di calcetto. Quando siamo passati al calcio a 11, siamo scoppiati: queste cose vanno dette. Ma grazie alla solidarietà dimostrataci da più parti della città, ci abbiamo ripensato: se vogliamo combattere il razzismo, forse, meglio non tirarci indietro”.
Abderahim è sposato con una ragazza marocchina: “Il nostro primo figlio, di 11 anni, è nato in Marocco. La seconda, che ne ha nove, è nata a Forlì. Non all’ospedale, bensì sull’ambulanza. Fece anche notizia, finì sui giornali. Se a loro chiedi qual è casa loro, rispondono l’Italia“.
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