Un bambino di dodici anni con forti dolori addominali e vomito da due giorni e una perdita di conoscenza la mattina. La corsa in ospedale e la pediatra di turno, 32enne, che gli assegna un codice verde, sottovalutando la situazione. Sei ore dopo quel bambino muore e sia l’Ausl che la pediatra saranno condannati a versare un ingente risarcimento alla famiglia, prima l’Azienda sanitaria, poi la professionista sulla quale quest’ultima si è rivalsa.

La vicenda risale al 2004 ed è accaduta a Borgomanero, in provincia di Novara. Il piccolo – come potè appurare l’autopsia – era stato colpito da “invaginazione ileo-iliaca semplice”, un’occlusione causata dalla penetrazione di un tratto d’intestino in quello successivo. Ma la dottoressa di turno quel pomeriggio di Natale non seppe riconoscere la gravità della situazione, “sottovalutando” i sintomi. La Corte dei Conti ha quindi deciso che dovrà pagare 272.716 euro all’Ausl di Novara, concordando con il Tribunale sul fatto che si sia trattato di “colpa grave” con una conseguente omissione di terapia “dovuta a grave negligenza”.

La professionista oggi ha 41 anni e lavora nel reparto di Neonatologia e Patologia neonatale dell’ospedale Maggiore di Bologna.