I figli adottivi avranno diritto a sapere chi è la loro madre naturale. E questo grazie a una sentenza della Corte costituzionale secondo la quale “l’irreversibilità” del segreto del parto è “incostituzionale” perché contrasterebbe con gli articoli 2 e 3 della Costituzione. Nella sentenza depositata il 22 novembre scorso, la Corte Costituzionale “in nome del diritto dell’adottato a conoscere le proprie origini” dichiara illegittimo l’articolo 28, comma 7, della Legge 4 maggio 1983 n. 184 che ad oggi non permette di interpellare, su richiesta dei figli, le donne che al momento del parto avevano dichiarato di non voler essere nominate. A seguito della sentenza, invece, si potrà chiedere loro se nel frattempo hanno cambiato idea.
La questione di illegittimità era stata sollevata dal Tribunale dei minori di Catanzaro sulla base di un pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva accolto il ricorso di una donna italiana venuta a conoscenza della propria adozione solo al momento del divorzio.
Una scelta che non trova per nulla d’accordo l’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie. Secondo la presidente, Donata Nova Micucci, la decisione della Corte “comporterà una pesante intrusione nella vita privata di molte donne, le quali, ad anni di distanza dal parto, saranno chiamate a dover rendere conto di una scelta fatta in circostanze drammatiche, vedendo messe a repentaglio la propria serenità personale e la propria situazione familiare”. E c’è il rischio che aumentino aborti e abbandoni.
Ora il legislatore dovrà adeguarsi al dettato della Corte Costituzionale, rimuoverdo la irreversibilità della decisione della madre alla segretezza al parto. L’associazioni delle famiglie lancia un appello perchè venga esclusa la retroattività della norma e, dunque, s’imposti una normativa che quanto meno assicuri l’irreversibilità del segreto per le donne che si erano avvalse dell’anonimato prima della data di pubblicazione della sentenza
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