Se ai vostri bambini, a scuola, non viene mai servito il kiwi a merenda, un motivo c’è: in alcune materne ed elementari di Ravenna è bastata la presenza di un bambino allergico a bandire il frutto dai piatti di tutti. La decisione, che riguarda in realtà solo le strutture dove c’è almeno un caso di allergia certificata, è però in linea con la “stretta” che l’azienda sanitaria locale ha deliberato a partire da settembre.

Dai nidi alle superiori, i criteri igienico-sanitari sono molto severi. Per fare qualche esempio, gli insegnanti non possono somministrare nemmeno l’Arnica per le contusioni. Se un genitore chiede di dare al bambino una pillolina omeopatica, all’ora x, per il problema y, le maestre in teoria devono opporsi. Banditi anche spray e creme anti-zanzare: ogni genitore dovrebbe a questo punto fornire il proprio, da usarsi solo per il proprio figlio.

Anche a tavola la stretta continua: oltre al divieto di dare ai bambini caramelle, cioccolatini e bibite gassate, scelta giustificata dall’aumento del problema dell’obesità infantile, se un bambino è reduce da un periodo di diarrea e i genitori chiedono che gli venga servito il pranzo “in bianco”, l’eccezione non potrebbe durare per più di cinque giorni. Problema, di fatto, facilmente superabile.

D’altro canto, buona parte della questione “rientro a scuola dopo le malattie” è affidata alla responsabilità e al buon senso dei genitori. Un esempio? Se il bambino viene mandato a casa per i vari motivi in elenco (vomito, febbre superiore a 37 gradi e mezzo, tre scariche di diarrea, congiuntivite…) e il giorno dopo viene tenuto a casa, il giorno ancora successivo può tornare a scuola senza certificato. Idem per i pidocchi: con un apposito modulo mamme e papà auto-certificano che al bambino sono state tolte le lendini ed è iniziato il trattamento parassitario.

I criteri si possono scaricare qui.