Se siete genitori con una forte propensione all’eco, se vi siete messi in testa che utilizzando i trasporti pubblici aiuteremo la terra a vivere più a lungo, se avete deciso di tenere l’auto in garage persino durante le vacanze con pupi al seguito, sappiatelo: faranno di tutto per farvi cambiare idea. A partire da chi gestisce il parco treni del nostro paese. 
E che altro dovrebbe pensare una mamma dopo che un viaggio notturno si è trasformato nel viaggio della speranza?
Fatevene un’opinione, dopo aver letto di che cosa sto parlando.
Decido (come da 19 anni a questa parte e la mia convinzione non è stata abbattuta né dalla nascita del primo né dalla nascita del secondo figlio) di raggiungere i nonni a bordo di un Intercity Notte. Non che non sapessi che il suddetto è l’incubo di tutti quelli che vogliono raggiungere una meta senza intoppi. Ogni tanto spero in un miracolo tecnologico.
Unico posto disponibile per viaggiare in una cuccetta doppia è quello sul treno dell’una e 05. Prenoto, compro e spero.
Arrivati in stazione (e si accettavano scommesse) la prima amara scoperta: “Il treno viaggia con 20 minuti di ritardo”. Che, come da copione, si trasformano in 30 minuti. Tutto nella norma se non fosse che al danno si aggiunge anche la beffa: ti prendono per i fondelli, senza neanche farti sconti.
Ora, al mio paese la matematica è una sola e le regole sono ben precise. Se un treno previsto per l’una e 05 porta 30 minuti di ritardo, la sua partenza è rimandata all’una e 35. Il mio treno, invece, è arrivato all’una e 55.
Con i due bimbi a dormire nei passeggini, due valigie e il babbo che scalda i muscoli per lanciarci come al solito sulla carrozza (inferocito dal ritardo, generalmente il macchinista consente la salita in 3 minuti appena) a qualche minuto dall’arrivo ci consoliamo che ormai è fatta, anche questa lunga attesa è passata.
“Il treno proveniente da Torino Porta Nuova e diretto a Lecce arriva al binario 6 invece che al binario 1”. E quando un annuncio del genere parte dai microfoni mentre i fanali del treno sono già all’orizzonte e tu, con valigie e nani che dormono, disti 5 binari dalla meta, ti girano i cosiddetti. E non poco.
All’urlo vichingo di ‘nooooooooooo, così non si faaaaaaaaaaaaaa’, ci siamo precipitati a rotta di collo verso le scale, aiutati (e salvati) dalla pietà di un altro passeggero forzuto consapevole che senza aiuto saremmo rimasti a terra.
Partiti con un’ora di ritardo, ti aspetti di arrivare a destinazione con un’ora di ritardo, quantomeno per recuperare il sonno.
Manco per il fischio. Il treno proveniente da Torino Porta Nuova e diretto a Lecce è arrivato a destinazione con 10 minuti di anticipo.
Keep calm, se i treni sono lo specchio del nostro paese non siamo messi per niente bene.
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