“La nostra non è una battaglia contro qualcuno, piuttosto una battaglia a favore di qualcosa: la salute della donna e del bambino”. È destinato a diventare un caso di portata nazionale quello che vede l’aumento delle “doule”, figure che si definiscono di supporto alle gravide, e poi alle neo-mamme, senza però essere riconosciute dalla legge o inquadrate in un ordine professionale. A precisare i termini di una questione che ha parecchio a cuore è Silvia Vaccari, presidente del Collegio delle ostetriche di Modena nonché del Coordinamento regionale dell’Emilia-Romagna.
Doule da una parte, ostetriche dall’altra: che cosa non va?
“La professione ostetrica contiene in pieno le attività che le doule sostengono di poter fare, dal sostegno emotivo e psicologico alla donna in gravidanza all’assistenza al puerperio. Un’ostetrica ha una preparazione universitaria, segue obbligatoriamente corsi di aggiornamento, è inquadrata a livello normativo. Una doula, invece, no: esistono solo associazioni private che propongono corsi di formazione che si esauriscono in quattro o cinque fine settimana. Null’altro”.
Le doule, quindi, esercitano abusivamente la professione di ostetriche?
“Non posso stabilirlo io, questa è una materia di competenza della Magistratura e del Ministero della Salute, ma il rischio di abusivismo esiste. Di certo agiscono in contesti sanitari, in assenza di una qualsivoglia cornice normativa, non è chiaro se emettano fatture per le loro prestazioni, peraltro rese senza nessuna competenza certificata. Non dubito che possano esserci doule bravissime dal punto di vista del sostegno emotivo alla donna gravida, ma le leggi debbono essere rispettate e le doule si sono autodefinite professioniste, non sono state autorizzate all’esercizio della professione, non sono sottoposte a nessun controllo”.
Qual è il rischio?
“A noi preoccupano la salute della donna e del suo bambino. Le doule, anche nella gravidanza fisiologica, possono entrare in contatto con situazioni rischiose che non sono preparate a gestire. Possono anche dichiarare di lavorare solo se affiancate da ostetriche ma di fatto non c’è nessuno che verifica cosa facciano e con chi lo facciano. Se un’ostetrica commette uno sbaglio, ne risponde al suo ordine professionale e alla magistratura civile e penale. Nel caso delle doule, chi ci dà la garanzia che non facciano errori che possono portare a conseguenze gravissime? Nessuno”.
Come vi state muovendo?
“In più occasioni abbiamo denunciato il fenomeno alla Procura della Repubblica e informato il Ministero della Salute e le autorità regionali, provinciali e comunali affinché intervenissero. Finora però non si è mosso nulla: speriamo che non debba succedere il classico primo caso drammatico perché qualcuno se ne interessi”.
Nel frattempo le duoule aumentano?
“Sì, si possono trovare parecchie informazioni sui siti, se ne comincia a parlare in modo più diffuso. Ma si sta perdendo tempo. Probabilmente il bisogno è reale: uno dei grandi vuoti dell’assistenza sanitaria in questo Paese riguarda proprio il post-parto. Il problema è che chi è preposto a dedicarsi alla donna nel puerperio dev’essere competente”.
Una donna in gravidanza, quindi, potrebbe facilmente cascarci?
“Certo, è in un momento particolare della sua vita. Difficile convincerla che una doula non ha la preparazione giusta per starle vicina. Però così facendo, togliamo valore al concetto di salute”.
Che cosa consigliate, a chi aspetta un bambino?
“Ci sono tante ostetriche che lavorano nei supermercati, purtroppo. Dovrebbero coprirlo loro, quel bisogno evidente. E le donne in gravidanza devono cercare le ostetriche nei posti giusti”.
C’è anche un’idea sbagliata dell’ostetrica, nell’immaginario collettivo?
“Certo che sì. Continua a passare un messaggio distorto secondo il quale l’ostetrica è una mera infermiera della sala parto, un’algida figura sanitaria, una cattiva che taglia il perineo senza troppi scrupoli. D’altro canto, il rischio è che passi l’immagine della doula come colei che, al contrario, ha un’anima. La nostra è una scienza ed al contempo un’arte dello stare con le donne e del mettersi a disposizione, morale e materiale, delle donne”.