Quattrocento famiglie con figli con autismo arriveranno in questi mesi da tutta Italia per trascorrere le vacanze a Rimini. Merito del progetto “Friendly Autismo Beach” che ha acceso i riflettori nazionali sul lavoro dell’associazione Rimini Autismo. Proprio questa mattina sono stati presentati gli esiti – o meglio, gli sviluppi – di una campagna di sensibilizzazione con riscontri inaspettati. Enrico Maria Fantaguzzi, presidente dell’associazione, aveva messo in conto un’adesione minima. E invece si trova tutt’ora a gestire una marea di richieste da parte di bagnini e albergatori interessati a formarsi sul tema “autismo” per rendere le loro strutture adeguate.
Presidente, le stime sulle prenotazioni per l’estate sono entusiasmanti. Da dove arriveranno le famiglie?
“Da ovunque, molte dal Sud, soprattutto Napoli e Sicilia. In un momento di depressione economica, abbiamo intercettato un mercato importante dove, di fatto, siamo monopolisti”.
In quanti hanno partecipato al corso di formazione?
“Quindici hotel e 54 stabilimenti balneari, ai quali vanno aggiunti l’intero corpo dei Vigili urbani, la cooperativa sociale Millepiedi e gli operatori dell’Italia in Miniatura, che l’anno scorso sono stati i precursori”.
Le richieste continuano ad arrivare?
“A caterve. In lista d’attesa ci sono trenta hotel e cinquanta bagni. Abbiamo difficoltà a smaltire le richieste. Terremo nuovi corsi anche durante la stagione”.
Come si sono svolti quelli appena conclusi?
“Una parte è stata curata dal Centro autismo, un’altra l’abbiamo invece puntata sul confronto tra le famiglie e gli operatori balneari e alberghieri: è importante che i genitori facciano sentire la loro voce in merito alle richieste più importanti. Il confronto è stato stimolante”.
Quali spunti sono emersi, in particolare?
“Le famiglie vogliono avere una possibilità, non l’obbligo di essere identificate. Non tutte sono uguali, non tutte sono allo stesso punto del proprio percorso: c’è chi non ha piacere di essere riconosciuta, c’è chi invece non ha problemi a farlo. L’importante è che un diritto sia garantito, un servizio erogato. Per il resto, serve libertà”.
Il grande successo del vostro progetto che cosa dimostra, a livello sociale?
“Dimostra che quando getti un seme che ha del contenuto, le piante crescono. A Rimini per anno le istituzioni hanno speso soldi per l’autismo: è stato un investimento, non un costo. Spesso, nel sociale, c’è molta retorica. Il riscontro che abbiamo ottenuto ci fa capire che qui facciamo sul serio: i risultati pratici di quella spesa pubblica li stiamo già raccogliendo”.
Una Rimini umana, quindi…
“Un territorio fertilissimo dal punto di vista sociale. Addirittura, intorno all’autismo, bagnini e albergatori si sono avvicinati, superando gli storici attriti. Ed è un valore enorme, che si sta allargando a macchia d’olio. Poste Italiane, ci ha regalato quattro computer per seguire l’avanzamento del progetto”.